IL BRIVIDO DELLA CORSA

Curva dopo curva la velocità cresce con l’eccitazione delle mani che trasmettono una sequenza infinitesimale di scatti che addomesticano il volante iniettandogli dosi di energia che frantumano l’opponimento meccanico. La corsa assume connotati da brivido quando le vetture, nel tentativo di superarsi, si scheggiano, riscaldano l’aria con scintille che evaporano il sudore della tensione che aleggia nel circuito. Scoppi e brontolii delle vetture avvertono il crescente furore agonistico che si svolge in una baraonda di numeri magistrali di sorpassi, sbandamenti e testacoda che negli ultimi giri diventano cosa comune. La bandiera a scacchi sventola sulla pista. Il pilota e la vettura sono oramai fusi in una creatura inscindibile che si proietta irrefrenabile proseguendo per un ulteriore giro a salutare la folla acclamante. Il podio attende e sul cubo centrale sale il pilota frastornato dagli applausi e dal gusto del premio. Un sapore quest’ultimo che, stranamente rispetto al passato, svanisce lasciando nel cuore un senso di pienezza e soddisfazione. Non più l’orgoglio per essere il primo, ma una dolce piacevole esaltazione per aver guidato ed essersi divertito. Perché, pensa, se la medaglia rimane, tangibile com’è, se gli applausi rendono merito alla sua affermazione sportiva, solo una cosa più delle altre rimane viva, sulla pelle, per sempre ed impossibile da dismettere: l’esperienza trasmessa al fisico ed al cervello. Quell’eccitazione provata ad ogni scarto della vettura, dallo sforzo di guidare concentrato, dal battito cardiaco che accelera e rientra nel ritmo naturale, dalle vibrazioni trasmesse dal mezzo che come le corde della chitarra, vibrano ogni nervo del suo fisico sino all’encefalo. Nulla e nessuno gli ritornerà mai l’intensità del piacere che la gara ha trasmesso alla mente diventando serbatoio di ricchezza che l’amigdala gli proporrà costantemente nel viaggio della vita.